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Football, Soccer et al.

Capire e parlare la lingua del calcio - Parte I

 
     
 

Simona Seghizzi – Docente di Lingua Inglese e Traduttrice freelance

 
     
     
  «Football is a game about feelings and intelligence.»
José Mourinho 
 
 

 

            ITALIANI, “popolo di santi, poeti, navigatori” [1]… e tifosi appassionati del più grande sport nazionale. Nonostante le differenze regionali, motivo di arricchimento nell’ottica di una cultura inclusiva e di interrelazione, una passione da sempre caratterizza la vita sociale e sportiva degli italiani: la fede calcistica nella sua versione locale e aggregativa dei singoli team sportivi cittadini prima, nella sua celebrazione dell’identità nazionale poi. La passione per il calcio contraddistingue una grandissima parte della popolazione del Bel Paese e spinge il tifoso a trasferte nazionali e persino internazionali per puro amore della sua squadra del cuore. La globalizzazione odierna, la TV satellitare, le versioni online della stampa internazionale e in particolare dei quotidiani sportivi, l’accesso streaming alle partite e ai campionati stranieri, la diffusione di informazioni attraverso siti internet, l’inclusione e la partecipazione collettiva promossa dai social network e dai fan club, moltiplicano le opportunità di condivisione e scambio di opinioni tra tifosi. Si manifesta allora la necessità di sviluppare un lessico comune che renda agevole e trasparente la comunicazione tra persone di diversa origine geografica, linguistica e culturale.

Parlare la stessa lingua in relazione a un determinato contesto implica due fondamentali requisiti: una conoscenza basilare delle strutture comunicative e una buona padronanza del vocabolario specifico del settore. Per questa ragione, un piccolo excursus nel lessico del calcio sarà utile per chi desidera seguire le gesta, [2] quantomeno europee, della propria squadra preferita o per chi è semplicemente curioso di conoscere neologismi o parole inglesi divenuti ormai di uso comune anche nella lingua italiana, come “assist”, “goal”, “corner”, “dribblare”, “crossare”, e via dicendo.

Un primo esempio riguarda l’origine della sinonimia tra football e soccer, due termini diversi che due varietà di inglese (UK/USA) usano per indicare uno stesso sport [3] e che hanno un altissimo indice di comprensibilità internazionale, sebbene football sia presente in un maggior numero di lingue con un più alto numero di occorrenze [4]. Il primo uso del termine football, composto di foot, ‘piede’, e ball, ‘palla’, risale a un decreto del 1424 in cui il re Giacomo I di Scozia bandiva il gioco con la frase: «That na man play at the Fute-ball» [5], ‘nessun uomo giochi a football’. La parola, come tanti altri termini sportivi, entra in Italia verso la fine del XIX secolo, dando vita a tutta una serie di anglicismi il cui uso era notato e spesso criticato. La voce viene assimilata come denominazione inglese «per indicare un antichissimo giuoco italiano che si chiamava Giuoco del Calcio. […] Distinguono il rugby e l’association, due modi di giocare al calcio, questo più costumato e civile, l’altro fiero e violento nella gara di vietare l’accesso al pallone» [6]. Il suo equivalente italiano ‘calcio’ proviene dal latino calx, calcis, ‘calcagno’, ad indicare una percossa data con il piede [7]. La parola era però anche utilizzata come «nome d’un giuoco proprio e antico della città di Firenze, a guisa di battaglia ordinata, che si fa con una palla a vento (...). Così detto perché in certi luoghi di Tosc[ana] davasi al pallone o col calcio soltanto o con questo e col pugno [8]». Il gioco, nelle sue varie forme, risale a tempi antichi, ma lo sport sembra essere diventato un’ossessione nazionale intorno al 1630 in Inghilterra, patria del calcio moderno, tanto che venne aspramente criticato, poi proibito e bandito come passatempo “demoniaco” e “sanguinario”. Evolutosi dai tempi in cui veniva giocato nei villaggi in occasione di festeggiamenti popolari, violentemente e senza regole, divenne popolare nelle città, nei pub e nelle taverne che sponsorizzavano partite amatoriali con premi di varia natura. Si diffuse poi nelle public schools, ‘scuole superiori private’, tra i giovani dei college privati, nelle università, su campi di cricket e spazi ampi adatti alle partite, dando vita a una certa varietà nelle modalità di gioco, visto che non erano ancora state stabilite regole precise. Il primo regolamento ufficiale fu infatti stilato nel 1848 a Cambridge dai rappresentanti delle varie istituzioni (revisionato poi nel 1856 e nel 1863), e si diffuse sul territorio dando vita a versioni più o meno simili allo sport che conosciamo oggi. Nel 1857 viene fondata la prima società di calcio della storia, lo Sheffield Football Club che con le sue Sheffield Regulations diede una spinta decisiva per la definizione di quelle regole che conosciamo oggi. La prima partita di calcio della storia risale tradizionalmente al 1860, tra lo Sheffield Football Club e l’Hallam Football Club. Il 26 ottobre 1863, venne fondata a Londra la Football Association (FA), la prima federazione calcistica nazionale che unificò definitivamente il regolamento, fissando le misure del campo, definendo il numero dei giocatori e la condotta sportiva, la durata delle partite, il fuorigioco, la nomina degli arbitri, e stabilendo in maniera univoca e risolutiva che i piedi erano le uniche parti del corpo con le quali si poteva colpire la palla, permettendo così l’uso delle mani solo quando si voleva bloccare un tiro libero chiaramente indirizzato in porta. Queste regole furono adottate da tutti eccetto che dalla Scuola di Rugby che preferiva un gioco più fisico in cui si potesse toccare il pallone anche con le mani. Si produsse così la divisione che sancì la nascita ufficiale del rugby. Questa è anche la ragione per cui si venne a creare il termine soccer, entrato a far parte dello slang universitario come abbreviazione di Assoc., da Association football, con formazione agentiva er (come anche in rugger da rugby, footer da football), per distinguerlo dal Rugby football [9]. L’uso del termine rugby si registra per la prima volta nel 1864, come eponimo della scuola dove si era sviluppato in principio il gioco, nella città di Rugby in Warwickshire, e si consacra definitivamente con la fondazione della Rugby Union nel 1871. Originariamente, il luogo si riferiva a una rocca fortificata chiamata Rocheberie (1086), dal nome di Hroca, ‘signore del luogo’, o dal sostantivo hroc (OE rook, ‘torrione del castello’), più il secondo elemento burh (OE) divenuto poi –by, ‘villaggio’, per influenza dei coloni danesi.

La maggior parte del lessico calcistico si è creato attraverso processi di formazione che hanno dato luogo a un’ampia gamma di vocaboli che definiscono la lingua del settore (il modo di giocare, la tipologia dei tiri e dei giocatori, le penalità da assegnare, i giudici e i membri delle organizzazioni sportive, ecc.) e che continuano ogni giorno a formare neologismi e giochi di parole, prendendo a prestito dalla lingua comune o arricchendola di nuovi termini. Un primo passo da fare per cercare di acquisire il linguaggio specialistico del calcio è quello di analizzare proprio quelle parole che più spesso ricorrono nella comunicazione del settore [10]. Un esempio interessante è rappresentato dalle denominazioni dei calciatori, caratterizzate per lo più dal suffisso agentivo –er. In generale, esistono quattro tipi di giocatori: il ‘portiere’, goalkeeper, colui che tiene (to keep) la ‘porta’ (goal) libera dai tiri avversari; l’attaccante’, chiamato forward (letteralmente ‘avanti’) o striker (dal verbo to strike, ‘colpire, attaccare’) o hitman, composto di hit, ‘colpire’, e man, ‘uomo’; il ‘centrocampista’, midfielder, composto di mid(dle), ‘centro, nel mezzo’, e field, ‘campo’; il difensore’, defender, dal verbo to defend, ‘difendere, proteggere’. I ruoli possono essere ulteriormente definiti sulla base della loro posizione o funzione sul campo: ‘ali’, wingers; ‘ala destra’, right wing; ‘ala sinistra’, left wing; ‘centravanti’, centre forward; ‘terzino’, full-back (letteralmente ‘dietro’); ‘terzino destro’, right back; ‘terzino sinistro’, left back; ‘libero’, sweeper (dal verbo to sweep, ‘spazzare via’, usato nello sport negli anni ‘60 con il senso figurato di vincere gli avversari in gioco).

Insieme ai protagonisti del calcio attivi in campo, si vengono a delineare figure manageriali o di controllo deputate a ruoli esterni al gioco, ma certamente non marginali nell’ambito del business sportivo. L’equivalente di ‘arbitro’, referee, ha origine colloquiale dal verbo to refer, ‘riferire’, dal latino referre, più il suffisso agentivo di persona –ee. Si usava intorno al 1620 per indicare coloro che avevano il compito di esaminare le domande per ottenere licenze e permessi burocratici di vario genere, ma intorno al 1820, acquista per estensione il significato sportivo di ‘colui che riferisce sull’applicazione delle regole di gioco’, dando vita all’abbreviazione Ref., e al sinonimo americano whistleblower, composto di whistle, ‘fischietto’ (dalla radice protogermanica *khwis, onomatopeico, poi usato in Middle English per imitare il verso dei serpenti) e blower, da blow, ‘soffiare’, con suffisso agentivo –er. All’inizio del XX secolo, nascono anche ilquarto uomo’, fourth official, e il ‘guardalinee’, assistant referee o linesman (lett. ‘uomo addetto alle linee’ di delimitazione del campo) che inizialmente erano dei rappresentanti delle due squadre in campo scelti per controllare che l’arbitro fosse imparziale e corretto. Il termine ‘allenatore’ presenta una certa varietà di equivalenti come coach, manager o trainer, sebbene in italiano ricorra costantemente il termine Mister, utilizzato per indicare il ‘direttore tecnico’ di una squadra di calcio, «uso che risale alle origini della storia del calcio, quando l’allenatore era spesso un inglese» [11]. Il sostantivo coach, ‘carrozza, grande carro’, arriva in Inghilterra intorno alla metà del 1500 dal francese coche, modificato dal tedesco kotsche, a sua volta importato dall’ungherese kocsi (szekér), ‘carro di Kocs’, il nome del villaggio dove fu costruito questo tipo di carro per la prima volta nel XV secolo [12]. Successivamente, compare l’omonimo verbo to coach, ‘portare in carrozza’, risalente intorno al primo decennio del XVII secolo. L’accezione di ‘istruttore, educatore, allenatore’ si deve intorno al 1830 allo slang degli studenti dell’Università di Oxford che utilizzarono il termine per indicare il tutor che preparava gli allievi per gli esami, portandoli metaforicamente fino alla fase finale. La parola inglese manager, dal verbo to manage [13], ‘amministrare, dirigere, gestire, organizzare’, è usata in italiano per indicare non solo l’allenatore, ma anche l’agente degli atleti (agent) o i dirigenti della società sportiva. La parola proviene verosimilmente dal verbo italiano ‘maneggiare, controllare un cavallo’ (dal latino manus, ‘mano’), poi influenzato dal francese manège, ‘equitazione’ (ingl. horsemanship), da cui anche ‘maneggio’ (ingl. riding stable). Il termine, molto produttivo in diverse lingue europee, si è poi esteso in altri settori e ha dato origine all’aggettivo managerial, ‘manageriale’, ai sostantivi management, ‘controllo e gestione’, e managery, ‘amministrazione domestica’ (ora obsoleto). La parola trainer si evolve dal latino *traginare, forma estesa di *tragere, ‘tirare’, back-formation da tractus, participio passato di trahere. Il verbo to train assume il significato di ‘istruire, insegnare’ intorno al 1540, probabilmente dall’originale senso di ‘tirar fuori, manipolare al fine di creare la forma desiderata’, utilizzato nella crescita di rami, vitigni e coltivazioni varie.

Per quanto riguarda il lessico relativo al campo di gioco, da notare innanzitutto la sinonimia tra field e pitch. Il primo termine ha una lunga storia: dal protogermanico *felthuz, ‘terra piatta’, radice PIE *pele, si risale all’Old English folde [14], ‘terra’, e feld, ‘pianura, campo, zona di terra all’aperto usata per il pascolo’ (in opposizione a woodland). Accanto ad esso, si contrappone l’uso prettamente britannico di pitch, parola plurisemantica derivata dal latino pic-, pix, ‘pece, catrame, sostanza resinosa’, dalle cui caratteristiche si sono poi evolute le varie voci: ‘tono’ (musica); ‘lancio, tiro’, wild pitch, ‘tiro pazzo’ (sport, originariamente dal baseball); ‘beccheggio’ (nautica); ‘inclinazione, pendenza’ (geologia); ‘passo dell’elica’ (meccanica); ‘promozione, parlantina pubblicitaria a fini commerciali’ (comunicazione); pitch-and-putt, ‘minigolf’; to pitch a tent, ‘piantare la tenda’; fever pitch, ‘grande eccitazione’; perfect pitch, ‘orecchio assoluto’; pitch black, ‘buio pesto’; pitch dark, ‘oscurità totale’.

Il primo impiego scritto della voce goal, lett. ‘traguardo, obiettivo, scopo’, si attesta intorno al 1530, ma la sua etimologia rimane incerta, forse dall’Old English *gal, ‘ostacolo, barriera’. Il sostantivo appare anche in un poema del XIV secolo, assume l’accezione di ‘limite, confine’ ed è usato nella terminologia dei giochi fin dal secolo XVI [15]; “per qualche tempo si adoperò come sinonimo di porta” [16], poi il termine si è consolidato, resistendo a ogni sostituzione (la più ricorrente è ‘rete’) [17]. Numerosi sono i composti derivati da questo termine: goal area, ‘l’area di porta’; goal line, la ‘linea di porta’ (football) e ‘linea di meta’ (rugby); goalpost, il ‘palo’ della porta; goal scorer, il ‘cannoniere’ e top goal scorer, il ‘capocannoniere’; goal kick, ‘rimessa da fondo campo’; penalty goal, ‘goal su rigore’.

Match, ‘partita’, nasce dall’originario significato di ‘colui che è pari a noi, uguale’, dall’antico inglese mæcca, ‘metà di una coppia, moglie, marito’, da cui il verbo to match ‘unire, appaiare’, ma anche ‘compagno, amico, chi ci è pari per grado, abilità, affinità’, da cui l’accezione matching adversary, ‘persona in grado di competere con avversari di pari abilità’, e le collocazioni to draw, win, lose a match, rispettivamente, ‘pareggiare, vincere, perdere una partita’, e to lead the match, ‘condurre la partita’.

League, ‘serie’, si è evoluto dall’originale significato di ‘alleanza’ preso dal francese ligue, ‘confederazione’, a sua volta acquisito dall’italiano ‘lega’ di derivazione latina (ligare, ‘legare’). In principio, il termine venne applicato alle alleanze tra Paesi e nazioni per poi estendersi alle associazioni politiche nel 1846 e alle associazioni sportive intorno al 1880.

Sono moltissimi i termini del lessico calcistico che hanno subìto un processo di conversion. Tra questi, assist (da cui assistman, ‘uomo-assist’) viene acquisito in italiano nella sua forma inglese quando è usato come sostantivo, mentre la voce verbale viene tradotta con l’espressione ‘fare un assist’; dall’originale significato di ‘assistere, prestare assistenza’, il termine passa a indicare in questo settore un’azione di gioco con cui un giocatore mette un suo compagno di squadra in condizioni di realizzare un goal, in particolare il passaggio smarcante che consente di segnare [18].

Altri termini interessanti usati con particolare frequenza sulla stampa sportiva inglese sono: bar, ‘traversa’; bench, sostantivo ‘panchina’, verbo ‘mandare, tenere in panchina’, da cui bench-warmer, voce americana informale per ‘riserva, panchinaro’, letteralmente ‘scaldapanchina’, e l’espressione on the bench, ‘in panchina’; stretcher, ‘barella’; book, ‘ammonire, ammonizione’, letteralmente ‘registrare sul taccuino delle ammonizioni’; defeat, ‘sconfitta’, ‘sconfiggere’ (sinonimo del verbo to beat, ‘battere, vincere’), da cui crushing defeat, ‘disfatta’; dive, ‘tuffo, tuffarsi, fare un tuffo’; to duck, ‘schivare il colpo, scartare, piegarsi per schivare’; head, ‘testa, colpire di testa’; kick, ‘calcio, calciare, colpire con il piede’, da cui bicycle kick, rovesciata, sforbiciata, drop kick, ‘calcio di rimbalzo’, free kick, penalty kick, ‘calcio di punizione’, assegnato dopo un foul, ‘fallo’, kick-off, ‘calcio d’inizio’; score, ‘punto, punteggio’, ‘segnare, fare goal’, da cui anche scorer, ‘marcatore’, box score, ‘tabellino sportivo con punteggi e statistiche’, to even the score, ‘pareggiare il punteggio’, to keep score, ‘tenere il punteggio’, mean score, ‘punteggio medio’, score sheet, ‘pagina dei risultati sportivi’, scoreboard, ‘tabellone segnapunti’, scoreline, ‘risultato parziale o finale’, scoring duck, ‘segnare dopo aver schivato gli avversari’; sideline, ‘linea di demarcazione del campo’; offside, ‘fuorigioco’; penalty area, ‘area di rigore’ e penalty spot, ‘dischetto del rigore’; alcuni verbi di movimento come to move, ‘muoversi, spostarsi sul campo’, to pass, ‘passare la palla’, to save, ‘parare il pallone’ o ‘salvare un’azione dal goal’, to shoot, letteralmente ‘sparare’, usato nel gergo sportivo con il significato figurato di ‘tirare una cannonata, segnare’ (sostantivo shot, ‘tiro in porta’), to tackle, ‘placcare, contrastare’, to back off, ‘arretrare’, ward off o drive back, ‘respingere’, to glide, ‘scivolare’ (sostantivo slide, ‘scivolata’), to curl the ball, ‘tirare la palla a effetto’ (letteralmente ‘arricciare la palla’), to parry, ‘difendere la palla’ (in prestito dal linguaggio della scherma, ‘parare un colpo’).

Si parla poi di championship, il ‘campionato’, e di relegation quando si intende ‘retrocessione’; si estende il termine season per indicare la ‘stagione calcistica’, mentre i ‘gironi’ sono semplicemente groups. La ‘società sportiva’ si usa anche nella sua forma inglese (football) club. Da ricordare gli acronimi FIFA (Fédération Internationale de Football Association, ‘Federazione Internazionale del Calcio’) fondata nel 1904 a Parigi; UEFA (Union of European Football Association), la lega del calcio europeo; e l’abbreviazione FC, Football Club. Da citare le divertenti mou per José Mourinho e fergie per Alex Ferguson.

 

Parlare la lingua del calcio rappresenta dunque una sfida che non solo ci permette di seguire tutte le notizie relative al settore, approfondire le nostre conoscenze linguistiche e incrementare la nostra passione per questo affascinante gioco di squadra, ma soprattutto ci consente di acquisire in modo più o meno permanente termini che hanno un effetto positivo sull’uso della lingua in contesti non specialistici, favorendo la comunicazione internazionale e lo scambio interculturale.

Concludendo, per chiunque possieda una certa padronanza della terminologia di settore nella propria lingua madre, sviluppare competenze specialistiche in una lingua straniera offre il privilegio di poter comprendere la comunicazione della stampa di settore e apprezzarne i divertenti giochi di parole. Nella seconda parte di questo articolo, in pubblicazione sul prossimo numero di Englishfor [19], si racconteranno le curiosità della prossima stagione calcistica attraverso un’analisi del linguaggio e dei processi di formazione dei titoli sportivi; un singolare viaggio tra protagonisti, eventi, e gossip del football di oggi, a dimostrazione di quanto la lingua sia flessibile e creativa nel dare vita ogni giorno a parole ed espressioni di grande ingegno linguistico e comunicativo, come quella apparsa sul Daily Mirror in occasione del ritorno di Mourinho al suo amato Chelsea, «I’m the Happy One» (da Special One, soprannome del tecnico), o quella apparsa su The Sun, «Grazie Mancini. Once a Blue, always a Blue» [20], in riferimento ai fan del Manchester City che hanno reso onore a Roberto Mancini comprando uno spazio pubblicitario sulla Gazzetta Dello Sport per ringraziarlo del lavoro svolto come tecnico al Manchester City. L’insolito omaggio è dovuto al fatto che Mancini, per mostrare la sua gratitudine ai fan che lo hanno tanto amato durante il suo ingaggio in Inghilterra, aveva fatto pubblicare su un giornale di Manchester il messaggio «Manchester City supporters. Three unforgettable years. You will always be in my heart. Ciao. Roberto Mancini

 

 

Bibliografia

Bascetta, C., Il linguaggio sportivo contemporaneo, Sansoni, 1962.

Cortelazzo, M., Zolli, P., a cura di, DELI – Dizionario Etimologico della Lingua Italiana - Il Nuovo Etimologico, Zanichelli, 2000.

 

 

Sitografia

http://en.wikipedia.org

http://www.etimo.it

http://www.etymonline.com/

http://www.fifa.com/

http://img.poliziadistato.it

http://it.wikipedia.org/

http://www.logosdictionary.org/

http://www.macmillan.com/

http://www.merriam-webster.com/

http://www.mirror.co.uk/

http://www.oxforddictionaries.com/

http://www.thesun.co.uk/

http://www.treccani.it/

http://www.uefa.com/

 
 

 

 
 
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[1] Versione popolarmente abbreviata di un discorso che Benito Mussolini pronunciò  il 2 ottobre 1935 contro la condanna all’Italia, da parte delle Nazioni Unite, per l’aggressione all’Abissinia:  «Un popolo di poeti di artisti di eroi / di santi di pensatori di scienziati / di navigatori di trasmigratori». Questa stessa citazione campeggia sulle quattro facciate del Palazzo della Civiltà Italiana, o della Civiltà del Lavoro, un edificio monumentale ribattezzato “Il Colosseo quadrato” che si trova a Roma nel quartiere dell’EUR .

[2] Da notare la forte ricorrenza di termini presi a prestito dal linguaggio di guerra: molti vocaboli ed espressioni, come ad esempio, difendere, attaccare, respingere, contrastare l’avversario, disporsi in formazione erano usati in battaglia e facevano parte del patrimonio linguistico comune già in tempi antichi.

[3] Una lista di alcune parole ed espressioni inglesi con gli equivalenti americani è disponibile al seguente link: http://oxforddictionaries.com/words/british-and-american-terms

[4] L’indice di comprensibilità internazionale si riferisce al numero di lingue in cui il termine risulta comprensibile nonostante impercettibili differenze grafiche. Si vedano ad esempio: spagnolo futbol/balompié, francese football, tedesco Fußball, albanese futboll, croato fudbal, ceco fotbal, danese fodbold, olandese voetbal, lettone futbols, lituano futbolas, lussemburghese Foussball, maltese futbol, norvegese fotball, portoghese futebol, romeno fotbal, slovacco futbal, svedese fotboll, turco futbol, afrikaans sokker, Swahili soka. http://www.logosdictionary.org/index.php?code=1814829&from=EN#w_1814829

[5] La storia del calcio è segnata da diversi periodi in cui il gioco era proibito o fortemente osteggiato dalle istituzioni politiche e religiose. Ulteriori approfondimenti si possono trovare sul sito della FIFA, nella sezione Opposition to the game. http://www.fifa.com/classicfootball/history/the-game/opposition-to-the-game.html

[6] Cortelazzo, M., Zolli, P., a cura di, DELI – Dizionario Etimologico della Lingua Italiana - Il Nuovo Etimologico, Zanichelli, 2000. L’ex calciatore americano Benedetti Scott osserva che «Tra noi la voce, legata ad uno sport largamente popolare, ha incontrato la concorrenza di calchi assai fortunati che si imposero prestissimo, penetrando profondamente nell’uso». A questo proposito Bascetta, C., in Il linguaggio sportivo contemporaneo, (1962, Sansoni) osserva che «sino al 1910 il calco “palla al calcio” mostrò una certa resistenza accanto a foot-ball» e che «più tardi si affermò “calcio”, mentre non si è spenta la vitalità di foot-ball radicato in molti dialetti settentrionali».

[7] Pianigiani, O., Vocabolario Etimologico della Lingua Italiana, versione web: www.etimo.it.

[8] Cortelazzo, M., Zolli, P., a cura di, op. cit.

[9] Per approfondire la storia del calcio, si può visitare la pagina History of the Game sul sito della FIFA al seguente link http://www.fifa.com/classicfootball/history/the-game/origins.html

[10] Un glossario di base molto utile e interessante si può trovare al seguente link http://img.poliziadistato.it/docs/Scheda_glossario_football.pdf.

[11] Enciclopedia Treccani, alla voce Mister si legge s. m., ingl., forma debole di master «maestro». http://www.treccani.it/vocabolario/mister/

[12] Cfr. http://www.etymonline.com/index.php?term=coach&allowed_in_frame=0

[13] A causa dell’alta frequenza di errori di pronuncia nella comunicazione, in questa breve sezione si è scelto di sottolineare le sillabe dei termini menzionati dove cade l’accento.

[14] Cfr. http://www.etymonline.com/index.php?term=field

[15] «Sport sense of “place where the ball is put to score” is attested from 1540s»; http://www.etymonline.com/index.php?term=goal

[16] Bascetta, C., Il linguaggio sportivo contemporaneo, Sansoni, 1962.

[17] Cortelazzo, M., Zolli, P., a cura di, op.cit.

[18] http://www.treccani.it/vocabolario/assist/

[19] http://www.englishfor.it/rivistaonline.asp, la Rivista dell’Inglese per Scopi Speciali.

[20] http://www.thesun.co.uk/sol/homepage/sport/football/4945270/Roberto-Mancini-advert-Man-City-buy-ad-in-Gazzetta-Dello-Sport.html#ixzz2UhNqIc1w. Naturalmente, l’accenno al colore blue fa rifermento alla divisa della squadra.

 
     
 
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